I TALENTUOSI ACROBATI – FOCUS LAZIO

COMUNICATO STAMPA

Un divorzio dalla società, dalle istituzioni e soprattutto dalla politica del Paese, verso cui si sentono creditori. Il “selfie generazionale” dell’Osservatorio “Generazione Proteo” della Link Campus University (30mila gli studenti italiani 17-19enni intervistati) trova nelle risposte degli intervistati del Lazio un quadro altrettanto nitido del disagio.

Dai risultati del rapporto emerge una rottura del patto fiduciario tra giovani e Istituzioni: una sfiducia verso la res publica, interlocutore latitante che alimenta le principali paure di una gioventù altrimenti coraggiosa, determinata e senza particolari pregiudizi nei confronti del diverso. In 3 casi su 4 la futura realizzazione professionale fa infatti paura, molto più di terrorismo, malattia, solitudine e morte che assieme sommano solo il 16%. Preoccupazioni che, per sillogismo, derivano da una società bocciata nelle sue Istituzioni, con un voto medio complessivo, dato dai giovani che arriva a 5,7 (il dato nazionale è inferiore, si ferma a 5,1). I partiti politici (voto: 3,6), il Parlamento (3,8) e il Presidente del Consiglio (4,3) sono per i circa 2.500 intervistati laziali (a Roma, Latina, Rieti e Viterbo) i principali responsabili del disastroso rapporto dei giovani con il Paese. Anche la Chiesa (5,3) non arriva alla sufficienza, mentre Papa Francesco raggiunge la valutazione migliore (7,6) tra i giudizi che – al contrario di quanto indicato dai pari età del resto d’Italia – salvano anche Unione Europea (7,1), Forze dell’Ordine, scuola (6,6) e Bce (6) ma non sindacati, Presidente della Repubblica, Magistratura.

E non è un caso se chi vorrebbe prendere una strada imprenditoriale (20,9%) la costruirebbe all’estero (57%) dopo un percorso universitario (60,8%). Al banco degli imputati anche la scuola, set principale (49,9% dei casi, 9,3% in oratorio) di episodi di bullismo e cyberbullismo: il 42,7% dei ragazzi ha ricevuto messaggi o ha letto informazioni false sul proprio conto, il 39,6% ha ricevuto foto o video offensivi. Il 30,9% ha inoltre ricevuto offese anonime su Ask.fm. Una piaga da risolvere in primis attraverso l’educazione in famiglia (32,3%) ma anche attraverso le nuove proposte di legge che prevedono, tra l’altro, la penalizzazione del reato (78,4%) e la reclusione in carcere (76,4%). Sorprendentemente, prima ancora dell’orientamento sessuale o religioso, della nazionalità o delle condizioni economiche, è l’aspetto fisico la principale causa di aggressione in casi di bullismo e cyberbullismo: il 31,3% dei 17-19enni dichiara di essere stato vittima di insulti e violenze a causa del proprio aspetto.

Sul fronte dei modelli culturali, i giovani di quarta e quinta superiore credono nella famiglia: tradizionale, di fatto o a geometrie variabili, sono il 72,0% quelli che si immaginano tra 20 anni in coppia e con figli, e sono solo il 5,9% quelli che visualizzano un futuro senza prole. Posti di fronte al fenomeno dell’immigrazione, accettano la sfida dell’integrazione culturale come fonte di arricchimento (31,5%) e processo inevitabile (22%), senza distogliere lo sguardo dalle problematiche che questa comporta in termini di ospitalità, crescita economica e identità nazionale.

Per il direttore dell’Osservatorio “Generazione Proteo” e docente della Link Campus University, Nicola Ferrigni: «Il 4° Rapporto di ricerca restituisce l’immagine di una generazione di talentuosi acrobati costretti a esibirsi sul palcoscenico rappresentato da una società feroce che ha smarrito il senso più autentico del concetto di “pubblico”, e che si affidano alla loro creatività per costruire il mondo che vorrebbero. Secondo i giovani intervistati – ha concluso il sociologo – la follia che contraddistingue la nostra società investe la sfera della rappresentanza e dell'etica pubblica, cui occorre contrapporre una giusta dose di coraggio, che i giovani di oggi posseggono in misura decisamente maggiore rispetto alle precedenti generazioni».

OBIETTIVO AUTOREALIZZAZIONE: ADDIO POSTO FISSO PER LA SCOMMESSA DEL SÉ. BATTUTA D’ARRESTO PER IL RE DEI SOCIAL FACEBOOK. Autorealizzazione (30,3%), disoccupazione (23,8%), retribuzione insufficiente (15%) e un impiego non coerente con il percorso di studi (8%): riguardano il lavoro le più grandi paure dei 17-19enni del Lazio, preoccupati per il futuro economico più che per la malattia (6,2%), la solitudine (3,9%), la morte (3,3%) e il terrorismo (2,6%). Orientati verso la libera professione (35,2%) e l’imprenditoria (20,9%), gli studenti di oggi, in sintonia con i propri genitori, decretano il tramonto definitivo del mito del posto fisso dipendente, e chiedono all’università di farsi da tramite verso un mondo del lavoro che trova oltre i confini italiani il terreno più fertile per l’intraprendenza. Il 57% dei ragazzi realizzerebbe infatti la propria attività imprenditoriale all’estero, anche se solo il 7,3% mette in cantiere un’esperienza di studio o lavoro fuori dall’Italia subito dopo il diploma.

Poco informati su temi di attualità e bioetica, da “La Buona Scuola” (i cui provvedimenti sono ignorati da 1 studente su 4) alle staminali e all’eutanasia (sconosciute da rispettivamente l’8,8% e il 10%), questa generazione di acrobati in equilibrio tra forze opposte e diverse è a favore del trapianto di organi (85,3%) e contemporaneamente sostiene l’ergastolo (78,1%) e nel 35% dei casi, la pena di morte. Una sorpresa arriva da Facebook, meno utilizzato dello scorso anno per il 40,9%. A fare da confidenti dei ragazzi sono principalmente gli amici e le mamme, che lasciano il posto ai fidanzati quando si tocca la sfera affettiva e sessuale. Vivono in un silenzio rumoroso gli insegnanti, interpellati in media dal 2% degli studenti.