GIOVANI ITALIANI: SOLISTI FUORICLASSE

2° RAPPORTO DI RICERCA (2014)

Se il 1° Rapporto di ricerca aveva restituito la fotografia di una generazione difficile da ingabbiare all’interno di schemi predefiniti, e altrettanto contrastante con l’idea dominante nel sentire comune – ovvero il fatto che i giovani sarebbero disinteressati, indifferenti verso tutto ciò che capita attorno a loro – il 2° Rapporto realizzato dall’Osservatorio “Generazione Proteo” contribuisce a mettere a fuoco un’altra caratteristica che oggi contraddistingue significativamente i giovani: il loro essere virtuosi, sicuri, dotati di grande fiducia nelle proprie capacità e potenzialità, desiderosi di rapporti autentici e sinceri.

In una parola “solisti fuoriclasse”, giovani talenti che, contravvenendo alle superficiali interpretazioni sulla generazione odierna, tengono a distanza quegli aspetti e quelle caratteristiche sulle quali la nostra cultura ha insistito in maniera significativa negli ultimi anni (quali il successo, la bellezza, il denaro), e attribuiscono invece una funzione sociale irrinunciabile alla famiglia (il complessivo 97,5% degli intervistati la ritiene “molto” e “abbastanza” importante) e all’amicizia (nel 97,3% dei casi), nonché a quei valori e ideali quali la libertà (77%), la cultura (61%), la lealtà (72,6%), che rendono eccellente una società. “Solisti fuoriclasse” costretti tuttavia a muoversi sul terreno fragile delle paure per il futuro e dell’impossibilità di realizzare i propri sogni (20,3%), dell’attuale instabilità politica ed economica, della totale perdita di fiducia nei confronti del sistema-Paese in tutte le sue sfumature istituzionali, e che colloca i giovani “fuori dalla classe”.

Da questo punto di vista, è indubbio come la ricerca contribuisca a sfatare molti luoghi comuni. I giovani “solisti fuoriclasse” hanno infatti piena coscienza delle proprie abilità, una consapevolezza che determina grande fiducia in sé stessi nonché un elevato grado di soddisfazione per la propria vita (per il complessivo 82%) e le proprie relazioni, prima fra tutte quella con la famiglia. Pilastro della società, la famiglia si conferma infatti come il principale punto di riferimento e il “porto sicuro” delle giovani generazioni, che esaltano il rapporto fiduciario reciproco con le figure genitoriali (71,3%), queste ultime celebrate ed enfatizzate fino quasi a investirle del fascino del mito.

Nel confronto con la propria generazione, i giovani intervistati elevano e promuovono quella dei propri genitori, giudicata responsabile (79,9%), concreta (74,7%), determinata (75,8%), sensibile (60,7%) e solidale (65,3%); caratteristiche e qualità, queste, che essi non riconoscono alla propria generazione, considerata invece come insoddisfatta (81,4%), viziata (74,7%), esigente (72%), annoiata (69,4%), individualista (65,3%). Un’auto-denuncia, dunque, che se da un lato svela una nobile forma di responsabilità, dall’altra rende evidenti fratture e paradossi. Alla ricerca di relazioni autentiche fondate sulla sincerità e sull’onestà, le giovani generazioni mostrano scarsa fiducia nel sistema-Paese e nelle sue Istituzioni, a cominciare dalla scuola nella quale esse faticano a riconoscersi, e per non dire delle molte difficoltà a fidarsi degli insegnanti e talvolta persino dei propri compagni di classe.

Ciononostante, è proprio all’amicizia – e specificamente in quella particolare forma di amicizia che nasce e cresce tra i banchi di scuola – che i giovani guardano allorquando si chiede loro di tratteggiare il complesso e articolato sistema di relazioni in cui prende forma il loro processo di socializzazione. Un’amicizia che, tuttavia, è tale solo se fondata sulla sincerità e sulla lealtà. In una parola, sulla fiducia. Quella stessa fiducia che i giovani sono disposti a concedere, ma che nel contempo si aspettano dalla propria cerchia familiare in primis, a seguire dal mondo adulto nel suo complesso, infine dalle Istituzioni e da quella politica che essi sentono quanto mai priva di reali modelli da seguire.

Dotati di forte personalità – che tuttavia, nell’era dell’interconnessione, si stenta a condividere persino con il gruppo dei pari – i giovani appaiono disillusi e delusi dalla classe politica, colpevole di tutelare solo i propri interessi (per l’86%) e di non tener fede alle promesse fatte ai propri elettori una volta al Governo (per il 91,8%). Eppure, essi confidano e credono ancora nella partecipazione intesa nel suo significato più autentico e tradizionale, e che prende forma nello strumento democratico del voto (il 78,6% andrà a votare).

Le opportunità offerte dal web trovano solida espressione nelle nuove modalità di relazione e comunicazione proposte in modo particolare dai social network, che vedono un’ampia penetrazione nella vita dei più giovani. Grandi utilizzatori delle piattaforme di condivisione sociale, Facebook in particolare (93,7%), essi sono coscienti dei rischi derivanti dal loro utilizzo, come lo sviluppo di forme di dipendenza, oppure l’utilizzo improprio e pericoloso che può travolgere e annientare giovani vite; rischio e pericolosità che i giovani stessi hanno principalmente riconosciuto nel social network Ask.fm.

Quella che emerge dal 2° Rapporto di ricerca dell’Osservatorio “Generazione Proteo” è dunque una generazione principalmente composta di monadi e solisti, che faticano a trovare armonia nell’“orchestra” rappresentata dalla propria classe, dal proprio gruppo, dal proprio Paese di cui non ci si sente più orgogliosi, di cui si condanna l’instabilità politica e che si vorrebbe addirittura lasciare scegliendo di trascorrere un periodo della propria vita, anche breve, in un Paese estero. Una generazione di “cervelli in fuga”, che affidano il proprio bisogno di partecipazione (qui intesa nel senso più letterale del termine, ovvero come “prendere parte”) a quella Rete dove esistono molti meno schieramenti o movimenti, e assai più diversi punti di vista che si incontrano e dialogano in spazi virtuali.