GIOVANI ITALIANI: SOLISTI FUORICLASSE

COMUNICATO STAMPA

(Roma, 16 aprile 2014). Tengono più alla famiglia e all’amicizia che al successo, più al lavoro che al denaro, più all’intelligenza rispetto alla bellezza. E si interessano alla politica, ma ne bocciano sonoramente la classe dirigente così come tutte le altre Istituzioni, tra Parlamento, partiti, Chiesa, Forze dell’Ordine, UE e alte cariche dello Stato, che registrano una valutazione insufficiente.

La fotografia, presentata oggi a Roma dall’Osservatorio “Generazione Proteo”, sfata anche i più consolidati luoghi comuni sulle nuove generazioni, mostrando un’altra faccia dei giovani dai 17 ai 19 anni (ultimi 2 anni delle scuole secondarie di secondo grado), quelli figli della crisi economica, politica e ideologica che ha segnato gli ultimi anni del Paese. Una generazione responsabile, disincantata e pragmatica, che salva gran poco dei pilastri della nostra società: 7 giovani su 10 si dichiarano insoddisfatti del proprio Paese, tanto che il 56,2% andrebbe a vivere all’estero “per fare un’esperienza diversa” (28,2%), ma soprattutto per “trovare lavoro”, perché “l’Italia non premia il talento” e “non crede nei giovani”. Tre motivi, questi ultimi, che uniscono circa il 43% degli intervistati, circa 2.500 studenti delle città di Roma, Napoli, Genova, Torino, Catania, Latina e Gela.

I NUOVI GIOVANI: DELUSI DA POLITICA E ISTITUZIONI; SCETTICI SUL WEB, CHE “NON GARANTISCE DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE”. Alla criticità nei confronti delle Istituzioni e della politica (in una scala da 1 a 10, Parlamento e partiti politici registrano i valori medi peggiori, rispettivamente con 4,18 e 4,24) si contrappone un inaspettato interesse nei confronti della politica stessa, il cui modello partecipativo non è certo su Internet (per 2 intervistati su 3 il web da solo non garantisce democrazia e partecipazione), ma si evidenzia con un clamoroso ritorno al voto: quasi 8 ragazzi su 10 dichiarano infatti di voler votare alle prossime elezioni politiche. Il direttore dell’Osservatorio, il sociologo Nicola Ferrigni, inquadra i nuovi ragazzi come “solisti fuoriclasse”: «Monadi, solisti – ha dichiarato Ferrigni – che faticano a trovare armonia nella propria orchestra, rappresentata dalla propria classe, dal proprio gruppo, dal proprio Paese di cui non ci si sente più orgogliosi, di cui si condanna l’instabilità politica e che si vorrebbe lasciare per un periodo. Accanto a ciò – ha proseguito Ferrigni – i giovani intervistati individuano nella famiglia il pilastro della società, porto sicuro e principale riferimento, al punto da attribuire ai genitori il fascino del mito».

I GENITORI “MITO” PER GLI “ILLUMINISTI DEL TERZO MILLENNIO”, LONTANI DALLE RELIGIONI. Una generazione che diventa quasi un mito, quella dei genitori, che sorpassa di gran lunga la propria in tutte le virtù – dai valori (83,9% contro 26,9%) al senso di responsabilità (79,9% contro 17,7%) – e che allo stesso tempo rimane distante da quella odierna sul fronte dei disvalori, auto-definita “viziata” (74,7% contro 8,7%), “indecisa”, “annoiata”. “Liberté, loyauté, personnalité”: è il riassunto di un “illuminismo del terzo millennio”, in cui prevale la fiducia in se stessi e dove la religione trova poco spazio nella sfera dei valori giovanili, definita “per nulla” o “poco” importante per quasi 2 ragazzi su 3 (63%). Tutto il contrario rispetto a famiglia – “importante” per il 97,5% degli intervistati – amicizia (97,3%), lavoro (96,6%), salute (97,7%), lealtà (95,3%), valore questo più richiesto anche nelle amicizie. Sul fronte delle paure, confidate più alla mamma e agli amici stretti (non ai compagni di classe) che al papà o al fidanzato, gli intervistati si dividono tra i sogni giovanili e il timore che non si realizzino (20,3%) e il periodo post-crisi, con la disoccupazione (18,5%), la retribuzione insufficiente (13%), l’instabilità del lavoro (11,1%) al centro dei pensieri. Preoccupazioni che superano quelle legate a “malattia” (9,2%), “solitudine” (6,2%), “disavventure amorose” (4%) e “morte” (3,4%). Non a caso alla domanda su quali dovrebbero essere le priorità per il Governo Renzi, il lavoro si piazza al primo posto (per un intervistato su tre), seguito dall’economia (16,6%), sorpassando di gran lunga e a sorpresa il proprio contesto di riferimento: la scuola (10,5%).

LA RETE? PASSATEMPO SI, INFORMAZIONE NO. Controverso, ma solo agli occhi delle generazioni più anziane, il rapporto con la Rete. Il 93% dei neo maggiorenni infatti utilizza Facebook, che resta il social più diffuso, mentre il 13,9% sceglie il famigerato Ask.Fm, che, seppur ritenuto “pericoloso” dalla metà degli intervistati, tallona ormai Twitter. In sintesi, un uso consapevole dei social (oltre 3 ragazzi su 4 dichiarano il “rischio” dipendenza), visti più come uno strumento per socializzare, condividere foto, musica e video che per informarsi e stringere vere amicizie. Se da una parte, infatti, la media degli “amici” su Internet supera spesso i 500 contatti, nella vita reale gli amici veri si fermano nella maggioranza dei casi a 10. Sul fronte dell’informazione invece prevale nettamente il vecchio telegiornale (43,7%), seguito da Facebook (14,6%), motori di ricerca su Internet (12,8%), quotidiani (9,8%) e testate su web (8,7%). E pur essendo alta la percentuale di fruizione delle news sulla Rete, rimane consapevolmente critico il giudizio sull’attendibilità dei nuovi media, con il social di Mark Zuckerberg fanalino di coda: 3 giovani su 4 ritengono poco o per nulla credibile l’informazione riportata. Più affidabili – ma non troppo – le notizie sulle testate su web, mentre tg e quotidiani sono apprezzati per attendibilità da 7 intervistati su 10.