“GENERAZIONE PROTEO”: GLI INAFFERRABILI

1° RAPPORTO DI RICERCA (2013)

Mutevole, distante dalla politica tradizionale, con un grande senso di sfiducia nei confronti dell’attuale classe politica, ma capace di continue trasformazioni e adattamenti: è questa la generazione dei giovani che emerge dal 1° Rapporto “Generazione Proteo”, attraverso cui si è iniziato a raccontare e descrivere l’universo giovanile alla luce del suo rapporto con il sistema politico, della fiducia nelle Istituzioni, dell’impegno civile e sociale, delle aspettative universitarie e professionali, delle paure e speranze per il futuro.

Quella che emerge dalla ricerca è una fotografia assai nitida del rapporto tra i giovani e la politica, per non dire delle modalità attraverso cui prende forma il loro bisogno/desiderio di partecipazione. Da una parte, la ricerca conferma un’effettiva distanza dei giovani dalla politica tradizionale, nei confronti della quale essi nutrono profonda sfiducia e cui chiedono un altrettanto radicale rinnovamento. La quasi totalità dei giovani intervistati (92,7%) è convinta infatti che i politici vengano meno alle promesse nei confronti dei propri elettori una volta al governo; l’89% ritiene inoltre che la classe politica tuteli esclusivamente i propri interessi, trascurando dunque esigenze e richieste dei cittadini. La sfiducia dei giovani verso la politica deriva altresì dalla difficoltà che essi hanno nel comprenderne il linguaggio, tant’è che il complessivo 73,3% auspica un rinnovamento dello stesso, verso modelli più chiari e comprensibili.

Dall’altra parte, questa sfiducia non si traduce in un allontanamento dei giovani dalla vita pubblica: al contrario, essi hanno ancora voglia di far sentire la propria voce e il proprio dissenso, e per farlo si affidano a forme di partecipazione sicuramente più innovative, ma forse anche più inclusive e capaci di rispondere alle trasformazioni sociali: dalle manifestazioni alle discussioni su blog e social network (34,3%), dall’impegno concreto nelle associazioni (77,6%) ai flashmob di protesta (20,8%). Senza dimenticare il voto, ovviamente, che per l’87% dei giovani intervistati rappresenta un punto fermo per la partecipazione alla vita politica e sociale del Paese e per poter contribuire al cambiamento.

Se dunque giudizi e fiducia nelle Istituzioni hanno rappresentato il termometro per misurare la credibilità del sistema politico agli occhi dei giovani, e se la riconoscibilità di partiti, sindacati e personaggi del mondo politico il metro per stimarne l’effettiva distanza, dai contorni decisamente più sfumati appare la fotografia dei desideri e delle aspettative – di vita e lavorative – dei giovani intervistati. Per non dire delle ansie e delle paure per il futuro di una generazione che, anche a una prima fugace occhiata, appare tanto multiforme, sfuggevole, rapida nel cambiamento, quanto inafferrabile, misteriosa, difficile da leggere e da raccontare. Una generazione che teme certamente l’assenza del lavoro (27,2%), inteso tanto come strumento di gratificazione personale quanto come mezzo di sopravvivenza (nella classifica dei temi ritenuti di primo piano per il rilancio del Paese il 38,7% dei giovani intervistati ritiene il lavoro la principale emergenza italiana che il Governo è chiamato a fronteggiare), ma che appare ancor più spaventata all’idea di essere derubata dei propri sogni (19,5%).

Di qui dunque appellativo di “generazione proteiforme”, ovvero dotata di quelle stesse caratteristiche che erano proprie del dio greco Proteo: il dio capace di diventare qualsiasi cosa in terra si muova, il cui mito – nel corso del tempo – è andato a esemplificare l’idea stessa di inafferrabilità, e insieme il carattere multiforme delle sembianze che si assumono, di volta in volta, su sollecitazione dell’ambiente. Al pari di Proteo, i giovani di oggi – per non essere acciuffati per quel che si è (non a caso Proteo era un dio rappresentato nella sua vecchiezza, se viene acciuffato, il quale deve “svelare” a Ulisse la via del ritorno) – devono infatti mutare sembianza, forma, presenza di sé all’altro. Essi non fuggono, non sgusciano, semplicemente non si lasciano vedere per quel che davvero sono, mutano nelle loro sembianze così come nelle modalità di relazione e partecipazione politica, e nel contempo non si lasciano afferrare da paradigmi stabili e unitari.

Una generazione – la “Generazione Proteo”, appunto – cui gli adulti stanno consegnando un mondo non così dissimile da quello pieno di macerie che consegnò loro il Secondo conflitto mondiale. Solo che le macerie sono diverse. Ed è quanto mai necessario e urgente che gli adulti aprano le orecchie alle loro richieste, perché mai come oggi un giovane è stato tanto privato della speranza e del futuro.