GIOVANI ITALIANI: SOLISTI FUORICLASSE
FOCUS CAMPANIA

COMUNICATO STAMPA

(Napoli, 19 maggio 2014). Lavoro, lavoro e ancora lavoro. Ma anche famiglia, libertà e cultura. Questi i capisaldi, tra valori e necessità, per i giovani napoletani, fotografati dall’indagine “Giovani italiani: solisti fuoriclasse” presentata oggi a Napoli dall’Osservatorio “Generazione Proteo” della Link Campus University. Lo studio sfata anche i più consolidati luoghi comuni sulle nuove generazioni, mostrando una faccia inedita e disincantata dei giovani dai 17 ai 19 anni (ultimi 2 anni delle scuole secondarie di secondo grado), quella dei figli della crisi economica, politica e ideologica che ha segnato gli ultimi anni del Paese e della più grande città del Mezzogiorno. E se per molti versi gli studenti napoletani mantengono la stessa visione dei coetanei nel resto del Paese (l’indagine è stata realizzata anche in altre 6 città italiane) per altri si differenziano in maniera sostanziale. Sul lavoro in primis - vero fil rouge nelle ambizioni e nelle paure dei ragazzi – che è di gran lunga in vetta tra le istanze rivolte al Governo Renzi e che da solo vale più di economia, giustizia, sanità e scuola messe assieme. Visione comune con il resto dei coetanei invece nel giudizio sul Sistema Paese. Qui, la classe dirigente è sonoramente bocciata: dal Parlamento (giudizio da 1 a 10: 3,96) ai partiti (4); dalle alte cariche dello Stato ai sindacati e alle altre istituzioni, con sufficienze solo per la Scuola (6,62), la Chiesa (6,26) e le Forze dell’Ordine (6,19), con la Guardia di Finanza (6,22), seguita da Polizia (6,18), Carabinieri (6,16).

Una generazione, quella dei nuovi giovani, che l’indagine definisce responsabile, disincantata e pragmatica, che salva gran poco dei pilastri della nostra società: 2 studenti su 3 si dichiarano infatti insoddisfatti del proprio Paese, tanto che il 13,4% andrebbe a vivere stabilmente all’estero ed il 56,4% sta valutando tale ipotesi per “trovare lavoro”, perché “l’Italia non crede nei giovani”. Due motivi, questi ultimi, che uniscono circa il 39,2% delle risposte dei 700 ragazzi napoletani intervistati e che rappresenta un valore ben superiore registrato dal dato nazionale (27,8%). Alla criticità nei confronti delle Istituzioni e della politica si contrappone un inaspettato interesse per la politica stessa, il cui modello partecipativo non è solo su Internet (per oltre la metà degli intervistati il web da solo non garantisce democrazia e partecipazione) ma si evidenzia con un clamoroso ritorno al voto: oltre 8 ragazzi su 10 dichiarano infatti di voler votare alle prossime elezioni politiche. Il direttore dell’Osservatorio, il sociologo Nicola Ferrigni, inquadra i nuovi ragazzi come “solisti fuoriclasse”: «Monadi, solisti – ha dichiarato – che faticano a trovare armonia nella propria orchestra, rappresentata dalla propria classe, dal proprio gruppo, dal proprio Paese di cui non ci si sente più orgogliosi, di cui si condanna l’instabilità politica e che si vorrebbe lasciare per un periodo. Accanto a ciò – ha proseguito Ferrigni – i giovani intervistati individuano nella famiglia il pilastro della società, e porto sicuro e principale riferimento, al punto da attribuire ai genitori il fascino del mito».

I GENITORI “MITO” PER GLI “ILLUMINISTI DEL TERZO MILLENNIO”. Una generazione quasi “mito”, quella dei genitori, che ancor più a Napoli sorpassa la propria in tutte le virtù – dai valori (88,9% contro 30,2% della generazione attuale) al senso di responsabilità (87,1% contro 23,6%) – e allo stesso tempo rimane distante da quella odierna sul fronte dei disvalori, auto-definita “viziata” (75,1% contro 7,6%), “indecisa” e “annoiata”. Liberté, loyauté, personnalité: è il riassunto di un “illuminismo del terzo millennio”, in cui prevale la fiducia in se stessi e dove la libertà, l’indipendenza e il lavoro sono importanti per oltre il 97% degli intervistati. Parallelamente, la famiglia è centrale per il 98,9%, oltre ad amicizia (96,4%), salute (99,1%), lealtà (96,5%), valore questo più richiesto anche nelle amicizie. Sul fronte delle paure, confidate più alla mamma e agli amici stretti (non ai compagni di classe) che al papà o al fidanzato, gli intervistati vedono ai primi posti la disoccupazione (21,7%), il timore che non si realizzino i propri sogni (19,9%), l’instabilità del lavoro (17,2%) e la retribuzione insufficiente (10,8%). Preoccupazioni che superano quelle legate a malattia (6,8%), solitudine (4,4%), disavventure amorose (3,3%) e morte (2,9%). Dati questi che ribadiscono come la sfera lavorativa sia molto più al centro dei timori degli intervistati napoletani rispetto al dato nazionale, al punto da spingere i neomaggiorenni a cercare lavoro subito dopo la scuola. A Napoli infatti meno della metà degli intervistati (47,1%) dichiara l’intenzione di iscriversi all’università (la media nazionale è al 70,6%) e quasi il 30% dei ragazzi – oltre il triplo rispetto al dato nazionale –cercherà un lavoro finita la scuola.

LA RETE? PASSATEMPO SI, INFORMAZIONE NO. Controverso, ma solo agli occhi delle generazioni più anziane, il rapporto con la Rete. Il 93,1% dei neomaggiorenni utilizza Facebook, che resta il social più diffuso, mentre il 19,9% (molto più rispetto al dato nazionale, 13,9) sceglie il famigerato Ask.Fm, seppur ritenuto “pericoloso” dalla metà degli intervistati. In sintesi, un uso consapevole dei social (oltre 8 ragazzi su 10 dichiarano il “rischio dipendenza”), visti più come uno strumento per socializzare, condividere foto, musica e video che per informarsi e stringere vere amicizie. Se da una parte infatti la media degli amici su Internet supera spesso i 500 contatti, nella vita reale gli amici veri si fermano nella maggioranza dei casi a 10. Sul fronte dell’informazione, invece, prevale nettamente il vecchio telegiornale (46%), seguito da Facebook (16,5%), motori di ricerca su Internet (14,4%), testate sul web (8,6%), quotidiani (5,7%, dato nettamente inferiore a quello nazionale). E pur essendo alta la percentuale di fruizione delle news sulla Rete, rimane consapevolmente critico il giudizio sull’attendibilità dei social, con 2 giovani su 3 che ritengono poco o per nulla credibili le news sulla rete di Mark Zuckerberg. Più affidabili invece le notizie delle testate web (65,1%), ma soprattutto di tg (78,7%) e quotidiani (77,3%), che sono apprezzati per attendibilità da quasi 8 intervistati su 10.